martedì 27 novembre 2012

Filosofia in forma di epica
"" L'antica leggenda narra che re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando infine lo prese, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile il demone tace; finchè, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa con queste parole: "Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, il meglio per te è assolutamente irraggiungibile: non essere mai nato, essere niente. Ma la seconda cosa migliore per te è morire presto". [...]. Il Greco conobbe e sentì i terrori e le atrocità dell'esistenza: per poter comunque vivere, egli dovè porre davanti a tutto ciò la splendida nascita sognata degli dèi olimpici. L'enorme diffidenza verso le forze titaniche della natura, la Moira spietatamente troneggiante su tutte le conoscenze, l'avvoltoio del grande amico degli uomini Prometeo, l'orrendo destino del saggio Edipo, la maledizione della stirpe degli Atridi che costringe Oreste al matricidio, tutto ciò, fu dai greci ogni volta superato mediante quel mondo artistico intermedio degli dèi olimpici. Fu per poter vivere che i greci dovettero, per profondissima necessità, creare questi dèi.""
Da "La nascita della Tragedia" F. Nietzsche

domenica 25 novembre 2012

Origine della filosofia
Tutta la speculazione metafisica di ebraismo, cristianesimo, islam e della filosofia occidentale risulta quasi puerile a paragone di quella indiana, nei circa tre millenni del suo sviluppo, dai Veda ai Vedanta attraverso le Upanishad, il Samkhya, lo Yoga e il Buddhismo.
Leone

lunedì 19 novembre 2012

Dioniso o il senso della vita
Nietzsche ci svela che la potenza dionisiaca induce in uno stato di estasi ed ebbrezza infrangendo il "principium individuationis", ossia il rivestimento soggettivo di ciascun individuo. Essa solamente riconcilia l'essere umano con la natura in uno stato superiore di armonia universale che abbatte convenzioni e divisioni sociali stabilite arbitrariamente dall'uomo. E la vita stessa, aggiunge, come principio che anima i viventi, è istinto, sensualità, caos e irrazionalità, e per questo vede in Dioniso la perfetta metafora dell'esistenza: ciò che infonde vita nelle arterie del mondo è infatti una fonte primeva e misteriosa che fluttua caotica nel corpo e nello spirito. E' la tempesta primigenia del "cosmos" in eterno mutamento.
Leone

sabato 10 novembre 2012



UN NIETZSCHE TRA GLI ELLENI
"L'erudizione non insegna la sapienza; altrimenti l'avrebbe insegnata ad Esiodo, a Pitagora, a Senofane e ad Ecateo."
Eraclito, VI sec. a.C

giovedì 8 novembre 2012

POETICA DI LEOPARDI
"L'analisi delle cose è la morte della bellezza e della grandezza loro, e la morte della poesia. Così l'analisi delle idee, il risolverle nelle loro parti nude ed isolate [...], laddove la bellezza della poesia consiste nel destarci gruppi di idee concatenanti e nel loro vago, indeterminato, incircoscritto [...]. Circa le sensazioni che piacciono per l'indefinito, puol vedersi il mio idillio sull' "Infinito" e richiamar l'idea di una campagna arditamente declive in guisa che la vista di quella lontananza non arrivi alla valle..""
Da "Lo Zibaldone" G. Leopardi

mercoledì 7 novembre 2012

IRROMPE LA DIALETTICA: FINE DI UN MONDO
""Chi è costui, che osa da solo negare la natura greca, quella che attraverso Omero, Pindaro ed Eschilo, attraverso Fidia, attraverso Pericle, attraverso la Pizia e Dioniso, attraverso l’abisso più profondo e la cima più alta è sicura della nostra stupefatta adorazione? Quale forza demonica è questa, che può ardire di rovesciare nella polvere un tal filtro incantato? Quale semidio è questo, a cui il coro degli spiriti dei più nobili fra gli uomini deve gridare: "Tu lo hai distrutto, il bel mondo, con polso possente; esso precipita, esso rovina!". Socrate era plebaglia. Si sa, lo si vede ancora quanto fosse brutto. I cinici cercheranno nei più marcati contrasti stilistici e nell’oscillazione tra forme prosaiche e forme metriche di rispecchiare anche quell’aspetto esteriore di Socrate che lo faceva simile a un Sileno, quei suoi occhi da granchio, quelle sue labbra a cuscinetto e quel suo ventre cadente. Socrate con la superfetazione del logico e quella cattiveria del rachitico che lo contraddistingue puntò sulla tragedia il suo grande occhio ciclopico…quell’occhio in cui non arse mai la dolce follia dell’entusiasmo artistico""
Da "La nascita della tragedia" e altri scritti. F. Nietzsche

lunedì 5 novembre 2012

COSMO
Leggendo Eliade si scopre come l'uomo antico viva con sentimento metafisico il Mistero cosmico in cui si trova immerso, da cui  poi il senso del "sacro", vale a dire il modo di dare un ordine a questo Mistero.Tutto ciò, noi moderni l'abbiamo perduto per strada. Ci si consegna alla Scienza senza credere veramente ai suoi mutevoli asserti, come a un anestetico all'angoscia dell'Anima o, per chi crede, o crede di credere, a una religiosità ormai declinante, priva di tensione. Noi viviamo, come specie umana, il tempo della più grande rimozione, quella del Mistero che ci circonda.
Leone

venerdì 2 novembre 2012

Nietzsceanologia
""Mentre la sventura, sonnecchiante in grembo alla cultura teoretica comincia ad angustiare l'uomo moderno, ed egli, inquieto, cerca di afferrare dal tesoro delle sue esperienze i mezzi per scongiurare il pericolo senza credere davvero egli stesso in questi mezzi; mentre comincia ad avere il presentimento delle sue proprie conseguenze, ecco che grandi nature, con doti universali, hanno saputo utilizzare con incredibile avvedutezza l'apparato della stessa Scienza per mostrare i limiti e la natura condizionata della Conoscenza e per negare in tal modo la pretesa della Scienza a una validità universale riconoscendo per la prima volta come tale quell'illusione che si arroga il diritto di poter scrutare, sulla base della causalità, l'intima essenza delle cose. All'enorme coraggio e saggezza di Kant e Schopenhauer è riuscito di cogliere la vittoria sull'ottimismo, essenza della Logica e sostrato della nostra cultura. Mentre tale ottimismo aveva creduto di poter penetrare ogni enigma del mondo trattando come leggi assolutamente incondizionate di universale verità il tempo, lo spazio e la causalità, Kant ci rivela come questi servissero solo ad elevare la semplice Apparenza, l'opera di Maya, a unica suprema realtà, mettendola al posto dell'intima e vera essenza delle cose e a rendere in tal modo vana la reale conoscenza di quest'ultima, vale a dire, secondo un'espressione di Schopenhauer, "ad addormentare ancor più profondamente uno che già sogna". Con ciò è stata introdotta una cultura che io oso designare come "tragica" e che consiste nell'elevare a meta suprema, in luogo della scienza la Sapienza e che senza farsi ingannare dalle seduzioni di quella, si volge con immobile sguardo all'immagine totale del Mondo, cercando di cogliere in essa, con grande sentimento d'amore, l'eterna sofferenza, come sofferenza propria. ""
 F. Nietzsche